È la domanda che ci poniamo alla luce delle notizie provenienti dall’American Cancer Society, agenzia della salute Americana. Nella diagnosi precoce di forme tumorali più comuni come quelle al seno e alla prostata sembrerebbe che i test di screening siano efficaci nei tumori al primo stadio, potenzialmente non mortali, che non necessiterebbero di essere diagnosticati e curati. Di contro, risulterebbero carenti nelle diagnosi di forme tumorali più aggressive e letali che si espandono troppo rapidamente per essere individuate. Per Laura Esserman, ricercatrice dell’University of California e membro della American Cancer Society, il focus del problema risiede nell’incapacità di selezionare i pazienti che necessitano di cure da quelli che non hanno un effettivo bisogno. Secondo la ricercatrice, bisognerebbe lavorare per migliorare la diagnosi precoce: sì ai test, ma che siano più accurati e precisi in modo da “identificare gli uomini e le donne a rischio delle forme più aggressive di cancro, direttamente dalle prime diagnosi". In questo modo si potrebbero trattare efficacemente solo i pazienti con reale necessità con conseguente risparmio di denaro per loro e per il sistema sanitario.
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