Un anno dopo ecco che riparte il progetto dell’LHC. Messo in pausa forzata da una fuga di elio, il gigante è ritornato a lavoro, sempre con lo stesso obiettivo ambizioso: scovare il bosone di Higgs, a tutti ormai noto come “particella di Dio”. La scoperta è di quelle da titolo in prima pagina e non solo nelle riviste scientifiche. Il bosone di Higgs, infatti, è l’unica particella del modello standard a non essere mai stata osservata sperimentalmente ma che gioca un ruolo fondamentale all’interno del modello: interagendo con le particelle elementari (leptoni, quark), sarebbe il responsabile della loro massa. In questi giorni è stata completata la fase di raffreddamento del collider: i circa 3000 magneti superconduttori e le componenti criogeniche si trovano alla temperatura di 1,9 K, valore necessario per far scorrere facilmente fino a 13000 ampère di corrente. Siamo ancora in una fase iniziale: bisognerà attendere il 2012 per i risultati dell’esperimento e tutti speriamo, dati gli ultimi spauracchi circa una fine del mondo nella stessa data...di esserci!
domenica 25 ottobre 2009
giovedì 22 ottobre 2009
La diagnosi precoce ci salva veramente la vita?
È la domanda che ci poniamo alla luce delle notizie provenienti dall’American Cancer Society, agenzia della salute Americana. Nella diagnosi precoce di forme tumorali più comuni come quelle al seno e alla prostata sembrerebbe che i test di screening siano efficaci nei tumori al primo stadio, potenzialmente non mortali, che non necessiterebbero di essere diagnosticati e curati. Di contro, risulterebbero carenti nelle diagnosi di forme tumorali più aggressive e letali che si espandono troppo rapidamente per essere individuate. Per Laura Esserman, ricercatrice dell’University of California e membro della American Cancer Society, il focus del problema risiede nell’incapacità di selezionare i pazienti che necessitano di cure da quelli che non hanno un effettivo bisogno. Secondo la ricercatrice, bisognerebbe lavorare per migliorare la diagnosi precoce: sì ai test, ma che siano più accurati e precisi in modo da “identificare gli uomini e le donne a rischio delle forme più aggressive di cancro, direttamente dalle prime diagnosi". In questo modo si potrebbero trattare efficacemente solo i pazienti con reale necessità con conseguente risparmio di denaro per loro e per il sistema sanitario.
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